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Digiuno vs stile di vita (parte terza)

  • Immagine del redattore: Manuela Navacci
    Manuela Navacci
  • 16 gen 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Terza puntata de "Digiuno VS stile di vita". Stavolta affrontiamo un risvolto del digiuno, inteso come pratica "dimagrante" o detox (oddio ancora 'sta parola...): non modifica il nostro rapporto con il cibo. Beh ovvio, si potrà dire, non mangio! La questione è proprio questa. Se il digiuno è visto come terapia per una situazione acuta, momentanea, come potentissimo riattivatore di processi metabolici e acceleratore di guarigione, ha senso. Ma se io voglio dimagrire, DEVO prima rimuovere le cause che mi hanno portato a prendere peso, ad alterare il mio rapporto con il cibo, e (grosso scoop) rimuovere completamente il cibo non è possibile. Non è come smettere di fumare, per cui l'astensione è la cura, con il cibo, la cura è la conoscenza dei nostri meccanismi, metabolici ed emotivi, di cosa ci fa male e cosa invece ci aiuta a stare meravigliosamente. Il digiuno, se non volontario, correttamente eseguito e seguito, tende invece ad instaurare delle compulsioni, dei bisogni incontrollabili, dovuti ai nostri meccanismi profondi di conservazione della specie, che spinge il nostro cervello "rettile" antico, quello che comanda la baracca per capirsi, a farci ritrovare davanti al frigo, di notte, mentre mastichiamo una fetta di torta surgelata, e non sappiamo nemmeno come ci siamo arrivati. E' solo accaduto che quando la nostra parte razionale ha smesso, nel sonno, di imporre regole assurde, che il nostro Vigile rettile ritiene mettano a rischio la vosstra vita, è entrato in azione lui e ha risolto il problema, ovviamente con quello di piu calorico e risolutivo che trova: zucchero e grasso. E questo, mettiamocelo in testa, non è perchè "Sono debole, non ho volontà" ma è sano, poderoso istinto di sopravvivenza. Si ok, mi arrendo mangio. Ma come mi regolo per le porzioni? Mangerò troppo, troppo poco, ingrasserò, aiuto. Avete notato che la maggior parte delle persone, mantiene lo stesso peso tutta la vita, e senza contare tutti i giorni le calorie introdotte e spese? Fortunazza cosmica, direte voi Seee, e secondo voi il nostro corpo, forgiato da Miss Evoluzione, lascia le cose alla fortunazza? Cioè che siamo sopravvissuti a carestie e catastrofi per pura fortuna? Che nessuno si è dimenticato di mangiare ed è morto di inedia, o qualcuno è diventato cosi grasso da scoppiare? Tempi moderni a parte, in cui si sono inventati cibi in grado di sregolare i nostri meccanismi di fame/sazietà (e di cui parleremo in seguito, spoiler!) il nostro cervello è in strettissima connessione con il nostro apparato gastro intestinale, col quale scambia, prima, durate e dopo il pasto, segnali tipo "Oi, siamo pieni? che mangia il Capo?" "Bah....a occhio, verdure, qui l'insulina latita..... sta faceno una ipo" "Ipo??? ma scherziamo? non gli è bastata l'altra volta?? Ora gli mando un'inquietudine che spostati, vediamo se si alza da tavola", oppure "Oh..... carboidrati e grassi, e anche fibre, mi sento tutto bello teso... mi sa che stamattina siamo di toast con le uova e frutta, Cervello, fallo alzare con una gran voglia di mettersi in movimento!" Ma purtroppo anche "Oi, zuccheri semplici.. Cervello, spremi quel poverino di Panki (il pancreas lo chiamano cosi tra di loro) che qui siamo in pericolosa iperglicemia, però tu tieniti pronto tutto il giorno a sparargli una fame da lupi, che qui andremo presto in ipoglicemia. Ma il Capo non impara mai???" Riequilibrare gli stimoli fame sazietà, la nostra connessione cervello/intestino, sono alla base di un percorso serio di dimagrimento (definitivo), che è molto lontano dall'alternanza digiuno/cibo spazzatura, che alcuni pensano di poter fare, "tanto poi mi detossino (ah!)". Una buona connessione cervello/intestino, che si attiva dopo alcuni minuti dal pasto (che quindi sia poco fast e molto food), è anche il motivo per cui imparare a regolarsi sulle quantità, prediligendo colazioni abbondanti, pranzi moderati e cene molto leggere ma senza la innatuarle pratica delle "pesature" è fondamentale per riconoscere i segnali e rapportarsi al cibo in modo sereno. Nella foto una classica colazione che fa dire al nostro cervello "Heilà, alziamoci e attiviamoci!!!


 
 
 

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