Fame e malumore
- Manuela Navacci
- 4 ott 2018
- Tempo di lettura: 2 min

Per "uno studio al giorno", quello di oggi racconta della connessione tra fame e malumore. Ad un gruppo di topini è stato bloccato il recettore del glucosio, inducendo ipoglicemia (che poi equivale a quando noi siamo digiuni, o peggio, quando abbiamo consumato dello zucchero e dopo poco la glicemia prima schizza su, e poi crolla giu, il celeberrimo picco glicemico). Beh questi poverini durante le crisi ipoglicemiche, erano stressati, avevano comportamenti antisociali, una vera schifezza. E' bastato dargli degli antidepressivi e i poverini sono tornati a sorridere. Ora, a parte la tortura ai poveri topini (ma farli digiunare e poi dargli da mangiare no? bah), pare che questo dimostri che affamarsi ha ripercussioni pesanti sull'umore. Toh! Questo però lo diciamo da tempo, la mancanza di nutrienti mette il corpo sul chi vive, in uno stato di emergenza durante il quale le relazioni sociali hanno ben poca importanza, mentre prevale l'istinto di sopravvivenza, l'aggressività, la lotta. Per l'uomo primitivo affamato, far conversazione al bar era una perdita di tempo, meglio iniziare a darsi da fare nella giungla, e li serviva parecchia adrenalina. Pensare di trovarsi in uno stato di fame perenne, ossia fare una dieta ipocalorica protratta nel tempo, significa mettersi nelle condizioni dell'uomo costantemente sul chi vive e in lotta per la sopravvivenza, nervi tesi, stress. Il fatto è che poi l'uomo primitivo la sua preda se la cucinava e si sfamava, con grossa soddisfazione della sua glicemia, mentre durante le ipocaloriche lo stress è protratto ad oltranza, con effetti deleteri, e soprattutto dopo poco, con buona pace del regime alimentare che finisce nel cestino della carta straccia. I regimi alimentari che si basano sul mero calcolo delle calorie e non tengono conto del fatto che siamo individui che si sono evoluti combattendo contro la fame, (e vincendo) quindi con meccanismi di difesa di tipo comportamentale (aggressività, ricerca spasmodica del cibo) e metaboliche (rallentamento del metabolismo, catabolismo muscolare) fanno un macroscopico errore di base e sottopongono il paziente ad uno stress che nella maggior parte dei casi è inutile, spesso è dannoso.
Quindi, non facciamo come i poveri topini, evitiamo gli antidepressivi come antidoto della fame, e concediamoci di mangiare bene, a sufficienza, di qualità; fa bene al corpo e all'anima.
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