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I danni delle diete Ipocaloriche

  • Immagine del redattore: Manuela Navacci
    Manuela Navacci
  • 16 feb 2021
  • Tempo di lettura: 8 min

Eccoci in pieno periodo natalizio, dopo il quale arriverà, immancabile, il momento delle diete riparatrici, detox, fast, urto. Che, urto.

Ma da dove arriva l’insana abitudine delle diete dimagranti?

Fino ai primi del secolo scorso, il problema della morbidezza, non si poneva, anzi, essere floridi era una benedizione che poteva toccare solo alle classi più abbienti. Vero è che il vitino da vespa era una caratteristica femminile attraente e per questo le donne si rovinavano la salute con busti e guaine, ma era anche esaltato il fianco abbondante e un bel didietro. Follie della moda che comunque comunicavano il bisogno di esaltazione di quelli che sono sì canoni estetici, ma anche segnali di floridezza, fecondità, salute.


Nel dopoguerra, con il migliorare delle condizioni economiche, la ripresa delle attività industriali, è migliorata anche la disponibilità di cibo, in particolar modo quello industriale, pronto, a poco prezzo, che poteva sfamare grandi quantità di persone, con poco denaro, e conservarsi per lungo tempo. Dopo tanta fame, e carestia, l’imperativo non era certo rimanere magri, ma dimenticare tante sofferenze passate. Ci sono voluti alcuni anni per notare gli effetti di questo passaggio, di questo delegare la propria alimentazione all’industria alimentare, e già negli anni ‘60-’70 si è sentito il bisogno di rientrare nei ranghi e rivedere il concetto di bellezza femminile, non più come angelo del focolare, dedito alla procreazione e all’accudimento dei figli, ma come donna emancipata, eterea, libera. Ed ecco apparire le bellezze efebiche, pallide, sottilissime e fioccare diete fantasiose a base di uova e vino (!) o quelle più famose come la dieta punti, la Weight Watchers, la Scarsdale, del fantino, del minestrone, dell’omogeneizzato (!!), del ghiaccio.


Gira che ti rigira, sono tutti regimi che ti portano per esasperazione, o per maniacale controllo, a mangiare poco, spesso pochissimo, togliendo carboidrati e grassi. Ma l’evidenza è che, dagli anni ’60, inizio della follia delle diete ipocaloriche ad oggi il problema dell’obesità non è stato ridimensionato ma ha visto una crescita esponenziale, e questo ci induce ad una riflessione. Forse stiamo sbagliando qualcosa.


E' provato, che le diete hanno un effetto a breve, brevissimo termine, ma tutti gli studi (e qui si deve sempre parlare di studi) parlano di un fallimento dei regimi ipocalorici che è molto vicino al 70% a medio termine, sul lungo le cifre si attestano intorno al 90% (novanta!).

Spesso al piano dietetico si dimentica di affiancare della sana attività fisica, in parte perché togliendo tante calorie sarebbe complicato pretenderlo, in parte perché si sa che difficilmente il paziente ne avrà voglia, quindi si cerca la strada facile, ipo, e andare. E invece lo sport è un regolatore straordinario dell’appetito e dell'umore, e questo basterebbe per inserirlo in ogni piano dietetico.

Studi molto seri hanno provato che chi fa sport ha un rapporto con il cibo molto più sereno, in particolar modo con i dolci. Fare sport, anche moderato, ci induce a essere più attivi durante tutto il giorno, insomma è un vortice positivo. E tacciamo del consumo calorico che possiamo avere tutto il giorno, dopo una sessione di sport ben fatta, perché il muscolo è il nostro organo sprecone, e dopo lo sport gli piace consumare calorie (insomma va a fare shopping, mi da un po' di GH grazie? prendo anche delle celluline nuove che le mie sono da buttare).

Sì in effetti è uno strumento trascurabile, meglio tagliare le calorie, effetto subito, paziente contento, tra un paio di mesi, oh affari suoi.

E il fallimento di una dieta ci toglie motivazione, fiducia in noi stessi, serenità con il cibo, e dulcis in fundo, muscolo. E' abbastanza?


Finché non si pensa a cambiare radicalmente i motivi che ci hanno portato a star male, finché non si dà alle persone un nuovo strumento, forte totale, per rimettere in sesto la propria vita, tutto sarà destinato al fallimento. Far contente le persone con un percorso che durerà finché i meccanismi di difesa non avranno la meglio, con le conoscenze che abbiamo oggi, è a dir poco scorretto.

"Hai ripreso tutto? sei stato debole". No sei stato forte!!!

È la capacità a resistere alle carestie che fa ci ha fatto sopravvivere nella nostra storia, pensare di sopprimerlo in nome di una dietetica obsoleta è ridicolo. Se avete voglia di un nuovo fallimento, dopo le feste potete iniziare una bella dieta detox, slim, flax, flix .

Per non parlare dei devastanti effetti sull’umore, della restrizione calorica scellerata. Uno studio di qualche tempo fa, metteva in correlazione, restrizione calorica e umore. Ad un gruppo di topini è stato bloccato il recettore del glucosio, inducendo ipoglicemia (che poi equivale a quando noi siamo digiuni, o peggio, quando abbiamo consumato dello zucchero e dopo poco la glicemia prima schizza su, e poi crolla giù, il celeberrimo picco glicemico). Beh questi poverini durante le crisi ipoglicemiche, erano stressati, avevano comportamenti antisociali, una vera schifezza. È bastato dar loro degli antidepressivi e i poverini sono tornati a sorridere.


Ora, a parte la tortura ai poveri, pare che questo dimostri che affamarsi ha ripercussioni pesanti sull'umore. Toh!

Questo però lo abbiamo già visto, la mancanza di nutrienti mette il corpo sul chi vive, in uno stato di emergenza durante il quale le relazioni sociali hanno ben poca importanza, mentre prevale l'istinto di sopravvivenza, l'aggressività, la lotta. Per l'uomo primitivo affamato, far conversazione al bar era una perdita di tempo, meglio iniziare a darsi da fare nella giungla, e lì serviva parecchia adrenalina. Pensare di trovarsi in uno stato di fame perenne, ossia fare una dieta ipocalorica protratta nel tempo, significa mettersi nelle condizioni dell'uomo costantemente sul chi vive e in lotta per la sopravvivenza, nervi tesi, stress. Il fatto è che poi l'uomo primitivo la sua preda se la cucinava e si sfamava, così i livelli di cortisolo, adrenalina, glicemia, tornavano lentamente nella norma, mentre durante le ipocaloriche lo stress è protratto ad oltranza, così come l’ipoglicemia, con buona pace del regime alimentare che finisce nel cestino della carta straccia.

I regimi alimentari che si basano sul mero calcolo delle calorie e non tengono conto del fatto che siamo individui che si sono evoluti combattendo contro la fame, (e vincendo) quindi con meccanismi di difesa di tipo comportamentale (aggressività, ricerca spasmodica del cibo) e metabolico (rallentamento del metabolismo, catabolismo muscolare) fanno un macroscopico errore di base e sottopongono il paziente ad uno stress che nella maggior parte dei casi è inutile, spesso è dannoso.

La restrizione calorica è una pessima scelta se volete dimagrire, ma può essere un interessante approccio terapeutico per svariate patologie a base infiammatoria, o coadiuvante nelle terapie oncologiche. Ma è tutta un’altra storia questa.


Quindi, non facciamo come i poveri topini, evitiamo gli antidepressivi come antidoto della fame, e concediamoci di mangiare bene, a sufficienza, di qualità; fa bene al corpo e all'anima.

Se poi, il discorso diete è rivolto a adolescenti o ragazzi giovani, beh fermiamoci, qui dobbiamo davvero mettere le cose in chiaro.


Se posso finir la voce per spiegare perché per un adulto è sciocco e non risolutivo, fustigarsi con una dieta ipocalorica, poi ognuno ha il diritto di gestire la propria vita come crede, quando si tratta di minori la questione si fa più radicale.


I minori, i ragazzi i giovani, non devono essere messi a dieta!

Si deve insegnar loro a mangiare, o meglio si debbono istruire i genitori su cosa cucinargli, come orientare le loro scelte, si devono responsabilizzare, in modo non coercitivo, punitivo, sugli effetti delle loro scelte alimentari sul presente e sul loro futuro, vanno evitate colpevolizzazioni, umiliazioni tipo “sei grasso, è colpa tua” (nemmeno per idea!), e con ogni probabilità il problema lentamente si risolverà e avremo un individuo sano fisicamente e con un buon rapporto col cibo. E invece, ancora oggi ci si permette, sempre meno per fortuna, di propinare diete ipocaloriche, low carb, low fat (santa puzzola) ai ragazzi.

Vi ho mai detto che le diete ipocaloriche non vanno fatte? Eh credo proprio di sì (il concetto va ripetuto come un mantra, ma quando esagero ditemelo eh).

Che è più corretto (e super meraviglioso) trovare il proprio piano alimentare, e di allenamento (magari facendovi guidare da una professionista seria e grande motivatrice?) per ritrovare il proprio equilibrio e forma fisica?

Si credo di sì.


Mah poi, appunto, se si ha voglia di giocare con il proprio equilibrio psicofisico, bah ognuno è libero di intraprendere il percorso che crede. Ma questa libertà finisce quando si parla di minori. Ad un ragazzo, ad una ragazza, soprattutto se giovanissimi non dovrebbero mai mai essere impostati piani ipocalorici, non si fa, accidenti, non si fa.


Questo argomento è davvero importante, perché si rischia tanto, e sulla pelle altrui. Un ragazzino, ragazzo in sovrappeso, lo è per la stragrande maggioranza dei casi, perché sta mangiando male più che troppo, e si sta muovendo poco. Basterà fare dell'educazione alimentare a chi gli prepara i pasti, e rendere partecipe il ragazzo, la ragazza, sulle scelte che si stanno facendo, e complice un organismo in crescita, sano, con un bel metabolismo sveglio, il gioco è fatto, senza calorie, metri, bilance che portano dei meccanismi che una mente così giovane può distorcere. Costringere un adolescente, o peggio un bambino, ad una "dieta", lo farà sentire diverso, inadatto; la privazione, porterà compulsione, e questo è un peccato di cui non ci dobbiamo macchiare.

Magari gli concediamo pure il giorno libero eh, cosi sto povero cucciolo si troverà a desiderare con brama le schifezze che invece deve imparare a detestare, e a ricadere poi nel noioso, punitivo cibo sano. Bel lavoro, davvero, questo schema distorto, (non mangio sono bravo, ma triste, mangio sono sbagliato, ma felice) non riuscirà a cancellarlo più dal proprio rapporto col cibo. Invece di proiettare su di lui le storture legate al cibo (quello industriale è buonissimo, da sognare di notte mentre invece mangiamo insalatina triste), eliminiamo dal suo percorso, tutti quei cibi che gli alterano la sazietà, che gli danno craving, compulsione, sostituiamoli con cibi saporiti, che gli diano serenità e sazietà.

Vi assicuro, che per dieci grammi di pasta più o meno, non è ingrassato nessuno, tanto meno un ragazzo, ma una dieta ipocalorica può mortificarlo e modificarlo tanto da fargli male per sempre.

Quindi cautela con i ragazzi, se vogliamo aiutare un adolescente sovrappeso, dal nutrizionista andiamoci noi.


Alla madre che ho sentito tempo fa, davanti al banco frigo di un supermercato dire al figlio adolescente. "No, lo sai che non puoi, tu sei a dieta" avrei volentieri fatto un corso di nutrizione, uno di sensibilità, uno di tatto, e poi avrei messo a dieta lei.


Abbiamo citato il fatto che anche il ricorso a cibi ipocalorici, ‘dietetici’, quelli ‘senza’ per capirci, senza zucchero, senza grassi, senza carbo, non solo non fa dimagrire, ma anzi, sempre più studi ne rivelano la tossicità e la tendenza a favorire l’accumulo di massa grassa.

Della serie "Quando imbrogliamo il corpo, lui se ne accorge e si arrabbia". Il nostro corpo è il risultato di una lunga evoluzione, che ha calibrato, di generazione in generazione, le proprie risposte metaboliche in base al cibo che aveva a disposizione. La capacità di accumulare o smaltire un nutriente sono tarate in base all'importanza che ha questo nutriente nel nostro corpo, e alla sua reperibilità nell'ambiente. Esempio, gli zuccheri (non LO zucchero eh!) sono fondamentale fonte di energia, relativamente scarsa nel mondo pre industriale, quindi la nostra capacità di assorbirlo e metabolizzarlo ha vie super facilitate, il nostro cervello è tarato per cercarlo (quasi) senza limitazioni. Ecco che se in un meccanismo così importante di sopravvivenza, si prova a fare un barbatrucco, come inserire un edulcorante, che il corpo non conosce, ad esempio l'aspartame, ma come vuoi che non succeda il pandemonio? A partire dal cervello, che recepisce il gusto dolce ma poi non se lo ritrova nel sangue (ma quanto si arrabbia??Al mio tre scatenate la FAME!!) ai batteri intestinali che i dolcificanti alimentano, con crescita di ceppi che favoriscono l'obesità, e all'alterata espressione degli ormoni che dovrebbero gestire gli zuccheri nel sangue, che alla lunga, bibitina dopo bibitina, ci lasciano affamati, tondi, e malaticci.

Tralasciamo che come sempre, sostanze che non abbiamo mai assunto, nella nostra storia evolutiva, introdotte con costanza, possono generare danni di vario tipo che non conosciamo ancora (vedi a metafora della chiave che alla fine qualche porta la apre, ma non sappiamo quale). Se ci piace il sapore dolce, prima liberiamoci dal torpore che dà al nostro gusto, e poi apriamoci agli infiniti gusti dolci che ci dà la natura, che sveglia com'è, li arricchisce anche di infinite sostanze che ci fanno un gran bene.

Imbrogliare il corpo non è mai, mai una buona idea.



 
 
 

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