Il Bliss Point
- Manuela Navacci
- 28 ago 2023
- Tempo di lettura: 6 min
Lettura da ombrellone, perché la consapevolezza non va in vacanza (tratto dal mio libro "Il cibo vero sa di buono" https://www.amazon.it/cibo-vero-buono.../dp/B089442DN5 )
Il bliss point
Non si può parlare di alimentazione consapevole, di emancipazione dalle diete, senza parlare di bliss point. La storia di questo fenomeno, che ad oggi sta influenzando le sorti di una buona fetta della popolazione mondiale, nasce nel 1969 quando viene alla luce Howard Moskowitz, che diventerà uno psicofisico, cioè uno studioso dei fenomeni fisici che sono alla base della nostra psiche. Si narra che lui, assaporando il cibo del campus, molto diverso da quello più insipido di casa sua, fosse rimasto folgorato da quel sapore intenso e si fosse interessato della relazione tra sapori e stimoli cerebrali, facendone la sua tesi di dottorato, costituendo un modello matematico della relazione tra cibi contenenti grassi, sale e zucchero, e loro risposta cerebrale. Evidentemente il primo hot dog deve avergli dato alla testa. Una volta laureato, fu chiamato dall’esercito americano per indurre i soldati a “finire il rancio”. Non ci si poteva permettere infatti che i soldati consumassero meno calorie di quanto gli occorressero (e anche di sprecare il rancio!). Moskowitz ad esempio aveva notato che seppur ai soldati piacevano i panini con il tacchino, questi dopo un po’ venivano lasciati nella razione. Di contro, seppur il pane bianco, era considerato poco attraente, veniva regolarmente consumato tutto, non riuscivano a resistere. Il pane era una droga! Il carboidrato era LA droga. Con questa intuizione fece degli esperimenti, somministrando ai soldati cibi con dosi crescenti di zucchero, e registrandone il gradimento; i dati li inserì in una curva, al cui apice si trova quello che poi chiamò il bliss point, ovvero il punto di piacere massimo, con la massima concentrazione di zucchero, grassi e sale, tali da rendere il prodotto più attrattivo possibile, punto oltre il quale il cibo era recepito come sgradevole. Con questa incredibile scoperta, il signor Moskowitz si recò dalle principali industrie alimentari americane, come la Pepsi e pose le basi per quelle che è il gusto moderno. Sempre con questo metodo, si scoprì anche che i bambini hanno un bliss point più alto, e che quindi i loro prodotti devono essere ancora più zeppi di zucchero per risultare maggiormente graditi. Proprio agli individui più fragili, permettiamo di rimpinzarsi di zucchero. Fate un rapido calcolo. Un adulto ha nel proprio Manuela Navacci Il cibo vero sa di buono 88 circolo sanguigno circa 5 litri di sangue, e in questo volume di sangue, troviamo circa 5 grammi di glucosio, in un bambino troviamo circa il 2,0- 2,5 grammi di zucchero. In uno yogurtino microscopico, di quelli con la mucca che ammica, che fa tanto allegria e poi c’è tanto buon latte, c’è una quantità di zucchero pari a sei volte il contenuto totale di zucchero dell’intero sangue del piccolo! Dopo aver mangiato quello yogurt, il bambino riceve una scarica di adrenalina e insulina, che il suo piccolo corpo non solo non può, ma soprattutto non DEVE ricevere. Il suo primo istinto poi sarà di correre fuori a giocare, per scaricare tutto quel pazzesco surplus di adrenalina e flusso di energia, ma fa freddo, sudi, è tardi, stai fermo! Ho visto spesso bambini al tavolo con i genitori, smaniare per scendere e giocare, essere costretti a finire l’ultimo sorso di succo di frutta (zucchero!) o il pezzo di cornetto (zucchero!!!) o il biscotto che Me lo hai fatto comprare ora lo mangi! Te lo ha fatto comprare perché era a forma di pupazzetto, chi lo ha prodotto sa che i bambini sono attratti da certe forme, però poi si scocciano e vogliono giocare. Ma non è il momento.
E cosi la frustrazione di non poter giocare viene compensata dalla marea zuccherina. E si fondano le basi dei suoi distorti gusti alimentari futuri. Diventiamo schiavi del cibo presto, molto presto. Ma la colpa non è dell’industria, è solo nostra. Certo chi detta le regole non aiuta. A partire dal fatto che nonostante i danni spaventosi che lo zucchero sta facendo sulla popolazione, che diventano non solo danni esistenziali, ma anche danni economici, di spese sanitarie, malattie, mancata produttività, eh nonostante questo, ci si ostina a dire a livello del Ministero, che esista una dose consentita, anzi raccomandata, di zucchero. Anche un organismo cauto, e non privo di qualche pressione, come l’OMS, aveva proposto di abbassare anche in Italia la quantità di zucchero consentito dal 10 al 5% delle calorie giornaliere. Ma l’allora Ministro della Salute Lorenzin, ha tuonato che questo era un attacco diretto alla nostra industria dolciaria, e che il 10% delle calorie costituite da zucchero, si poteva considerare salutare. Cioè l’OMS proponeva di abbassare da 12 a 6 i cucchiaini di zucchero aggiunto al giorno e i nostri esperti hanno detto che no, non aveva senso, era penalizzante per il gusto e Manuela Navacci Il cibo vero sa di buono 90 senza, e qui mi tremano i polsi a scriverlo, senza nessun vantaggio per la salute. Cioè lo zucchero è ormai universalmente considerato alla base della pandemia di obesità e noi abbiamo deciso che passare da 50 (cinquanta) grammi di zucchero aggiunto al giorno, a 25 (pari a cinque volte la nostra glicemia), fosse punitivo. Punitivo. Questi signori, davvero, non sanno cosa sia il cibo buono. Davvero. Perché il problema non è soltanto nel colpo di glicemia e adrenalina che arriva quando mangiamo lo zucchero. Il problema è che quella scarica, il bliss point, ci porta a ripetere quel gesto ancora e ancora e ancora. Quando il dottor Moskowitz scoprì il bliss point, capì di aver avuto una intuizione che gli avrebbe fruttato tanti tanti soldi, motivo per cui salutò il lavoro presso l’esercito e si arruolò nelle file dell’industria alimentare. “Orientare le scelte di milioni di persone senza che se ne accorgano, modificarne l’umore, muovere i mercati, con un semplice morso, che arma potentissima, la venderò a caro prezzo” deve aver pensato. A cosa serve invadere militarmente un paese, se puoi conquistarlo con una bibita colorata a costo praticamente nullo? Gli antichi romani, miei concittadini, invadevano popolazioni per espandere il proprio prestigio e cultura, imporre tasse in denaro e prodotti. E per farsi belli con le altre popolazioni. Ora si poteva fare lo stesso, senza spostarsi dalla fabbrica, ma mandando in giro i propri prodotti a colonizzare il mercato. La cultura del cibo super saporito super salato super colorato, ha colonizzato l’intero Globo, fino a farlo diventare un enorme fast food. Gli effetti sono stati devastanti. Paesi che avevano una qualità della vita e salute, da far invidia al Mondo, che avevano degli anziani longevi, magri, attivi, hanno visto i loro giovani assorbire abitudini alimentari discutibili perché queste andavano a toccare, in ogni Paese, esattamente gli stessi nuclei cerebrali degli americani. In questo, tutto il mondo è paese, pur con culture differenti, valori, riti legati al cibo, del tutto diversi, l’effetto devastante dei cibi “modificati” è lo stesso. I cibi industriali, nella maggior parte dei casi, sono esattamente questo. Prendete uno yogurt. Può piacere o non piacere, ognuno a seconda del proprio vissuto, lo percepirà come gradevole o non gradevole. Grado di acidità, di grasso, può evocare sensazioni positive o meno.
E questo Moskowitz lo sa benissimo. I nostri gusti sono un mix tra le esperienze personali, e queste sono differenti da cultura a cultura (uso delle spezie, dei sapori aciduli..) e imprinting come specie umana, che inizia per tutti con il latte materno. Il primo gusto che un bambino assapora è dolce, grasso, e caldo, come lo è il latte materno e questo sarà il suo imprinting, il suo indelebile legame con la sensazione di vita, di sicurezza, di accoglimento. Dalla notte dei tempi poi portiamo con noi la repulsione per il sapore acido, che per l’uomo primitivo frugivoro significava che un frutto era marcio, o poco nutriente, mentre ricercava i frutti dolci perché erano quelli più ricchi di nutrienti; la predilezione per i cibi che “scrocchiano” perché sono sinonimo di frutta fresca non appassita, integra. E infatti in moltissimi prodotti industriale c’è una componente croccante, per aumentare la sensazione di piacevolezza. Dolce, grasso (accudimento), croccante (freschezza), salato (esaltazione del sapore). Bingo. Le differenze culturali, c

he fanno si per esempio che a noi italiani possa non piacere un piatto della cucina messicana
piuttosto che cinese, vengono azzerate da quelle sensazioni che risiedono alla base della struttura cerebrale, che sono proprie della specie umana, non sono apprese, ma impresse. Ed è contro questa Caterpillar che ci scontriamo quando cerchiamo di risolvere i nostri problemi di linea con una dieta che non faccia i conti con la nostra componente emotiva.
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