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Ossa Grosse oppure Ossa Grasse?

  • Immagine del redattore: Manuela Navacci
    Manuela Navacci
  • 9 mar 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Per molti le ossa sono solo ‘l’impalcatura’ che ci sorregge e una volta adulti rimane immutata nel tempo. Invece è a tutti gli effetti un organo in continuo rimodellamento, in equilibrio tra costruzione e demolizione: immaginate due artisti che modellano la stessa splendida scultura, uno (gli osteoblasti) aggiunge materiale (gli osteociti, le cellule dell’osso) e l’altro la toglie dove non serve (gli osteoclasti) di modo da dargli la forma che è più congeniale alle necessità, alla struttura muscolare, all'attività fisica, al peso della persona che le ospita. Ogni 7-10 anni lo scheletro si rinnova completamente!


All’interno dell’osso troviamo anche degli adipociti il cui numero influenza l’attività (e la salute) dell’osso e dell’intero organismo. L’osso “comunica” con l’intero organismo e secerne ormoni (estrogeni, androgeni,) adipochine, interagendo con il sistema riproduttivo e metabolico, ed essendone influenzato. Le componenti dell’osso e l’organismo tutto si influenzano reciprocamente; alcune condizioni metaboliche sono in grado di aumentare la quantità di grasso midollare: obesità, sindrome metabolica, diabete, ma anche deficit estrogenico; eccesso di glucocorticoidi, iperglicemia, iper- e ipo-insulinemia, iperlipidemia, aumento delle specie reattive dell’ossigeno (ROS), deficit di GH, malattie infiammatorie, sono associate a maggiore fragilità scheletrica, ma lo sono anche condizioni fisiologiche come la menopausa o l’avanzare dell’età. E viceversa l’aumento di adipociti nell'osso ne riduce la densità e l’attività ematopoietica,.

E’ infatti ormai appurato che il BMAT (Bone marrow adipose tissue) è un fattore predittivo di frattura, specialmente a livello della colonna lombare.

In particolar modo gli adipociti del midollo possono secernere citochine quali il TNFalfa e l’Interkeuchina-0, il Rank-L, che favoriscono la distruzione dell’osso.


Molte delle problematiche elencate, sono in relazione con il deficit di vitamina D e K2, deficit riscontrati nella maggior parte della popolazione e in misura maggiore nei soggetti obesi in quanto vitamina liposolubile “sequestrata” dal grasso.

La vitamina D favorisce l’assorbimento del calcio alimentare, e lo aiuta a fissarsi sulle ossa, oltre a favorire la costruzione di osteoblasti; livelli bassi di vitamina D sono correlati a livelli alti di paratormone, prodotto dalle paratiroidi, che influisce negativamente sulla densità ossea. Anche la vitamina K è fondamentale per la corretta costruzione dell’osso.


Un altro fattore fondamentale per il mantenimento della densità ossea è l’attività fisica: fare attività di forza con pesi adeguati è in grado di migliorarne la densità e di invertire il processo di invecchiamento: gli astronauti tenuti per molti mesi in assenza di gravità, quindi senza lavoro muscolare, seppur giovani e atletici, soffrivano al ritorno sulla terra di una grave perdita ossea, fino al 2% ogni mese, perdita che anche elevate assunzioni di calcio o bifosfonati non sono in grado di fermare.

Stesso discorso vale per soggetti allettati.

Inoltre l’assunzione di calcio, oltre a non essere spesso risolutiva, può andare a ridurre l’elasticità dei vasi sanguigni, con aumento del rischio cardiovascolare.


In questo scenario complesso e plastico, appare palese che pensare alla salute delle ossa significa pensare alla salute dell’intero individuo (e viceversa) . Siamo un universo complesso e interconnesso di reazioni, in cui tutti gli organi partecipano, nessuno escluso.

Dieta corretta, mantenimento del giusto peso e dei giusti livelli di grassi e zuccheri ematici, controllo dell’infiammazione, attenzione alle carenze vitaminiche, sono armi imprescindibili per la salute.






 
 
 

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