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Stress e gestione del peso

  • Immagine del redattore: Manuela Navacci
    Manuela Navacci
  • 28 ago 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Dal mio libro "Non è un libro di diete!"

Come molte cose che ora ci affliggono, lo stress è un meccanismo utile alla sopravvivenza, regolato da una fitta serie di eventi rapidi e meno rapidi, che ci hanno permesso, a noi ominidi del passato, di sopravvivere fino ad oggi. Quindi capire questo meccanismo, oltre al fatto che ho voglia di spiegarvelo e quindi non avete scampo, vi potrà essere utile per gestirlo, e per gestire quegli impulsi che appaiono incomprensibili e deleteri, mentre sono squisitamente fisiologici.

E quindi utili.

Per l’uomo moderno, quello in giacca e cravatta o gonnellina e tacchi, in questo siamo simili, lo stress è rappresentato dal capo ufficio che sbraita per avere il lavoro prima possibile, la coda al semaforo quando è tremendamente tardi, il vicino che si ostina a suonare la batteria anche se è ancora notte (e non ha per nulla talento). Sono quindi situazioni in cui siamo fermi a sorbirci la nostra frustrazione, il più delle volte la sopportiamo, magari escogitando il modo di fare il capo a listarelle sottili sottili e farlo alla brace, senza poi dar sfogo a questa frustrazione.

A fine giornata, tutte quelle frustrazioni, perché solitamente ne accumuliamo diverse, ci fanno pensare che sì, oggi davvero mi merito un compenso: ricordate la pubblicità della tipa che arriva dal lavoro e si tuffa sul divano col biscotto ripieno? Ne è la rappresentazione fedele. Stress, frustrazione, zucchero. Oh va meglio.

Ma cosa succede dentro di noi?

Per il signore del paleolitico, che presumibilmente non aveva un capo ufficio, non faceva la fila al semaforo, lo stress era rappresentato da un pericolo imminente, come un predatore che lo rincorreva, una pioggia di meteoriti, un altro ominide che gli rubava la preda appena catturata. In tutti i casi, la risposta a questi eventi era una sola, anzi due: lotta o fuggi. È proprio questa la definizione del meccanismo che scatta in caso di stress, lotta o fuggi, “fight or flight”.

L’individuo, che sia un uomo del paleolitico o un signore in giacca e cravatta, sente un pericolo imminente, per la propria vita, per il proprio territorio, e si appresta alla lotta o alla fuga: in questo caso Madre Natura farà di tutto perché quell’individuo abbia, in un tempo rapidissimo, come rapidissima deve essere l’azione, nel proprio sangue, più nutrienti possibili, per poter affrontare l’evento improvviso.

E così si ha liberazione di glucosio, derivante da scorte di glicogeno epatico e muscolare, lipolisi, catabolismo muscolare, tutto a seguito dalla rapidissima secrezione degli ormoni dello stress, come Cortisolo e Adrenalina.

Con questa quantità di energia istantanea, il nostro ominide potrà fronteggiare la lotta o la fuga, e avere una forza, aggressività e determinazione, che pochi minuti prima, mentre si spulciava placidamente la testa, sarebbe stata inimmaginabile.

Il meccanismo di “lotta o fuga”, evoluto per salvarci la vita, nella società attuale, può trasformarsi in fonte di malattia.

Che sia stata lotta o fuga, in breve il nostro ominide avrà consumato tutte le energie messe a disposizione nel breve periodo, e con molta probabilità avrà delle ferite da rimarginare, e magari si starà nascondendo in qualche grotta o su qualche albero. Signora Natura quindi, vede bene di attivare il sistema immunitario (che se non c’è niente da combattere, non è una buona cosa), e conseguentemente alla successiva ipoglicemia, stimolare la fame, di carboidrati e grassi, of course, e promuovere l’accumulo di scorte, nel caso in cui il predatore fosse ancora nei paraggi e non si possa uscire dalla caverna. Genio. Indubbio genio.

Che poi è stata evidentemente una scelta vincente, perché il nostro avo non è finito nelle fauci della tigre o non saremmo qui a raccontarlo.

Leggiamo però questo in chiave dell’uomo moderno.

Lo stress del capo ufficio sanguisuga, produce lo stesso meccanismo di lotta o fuggi. Ma non c’è nessuna lotta, e nessuna fuga, quindi l’iperglicemia, la lipolisi, il catabolismo muscolare provocato da cortisolo e adrenalina, generano una quantità di nutrienti che non verrà utilizzata, perché siamo fermi sulla scrivania a meditar vendetta. Questi nutrienti, gireranno un po’ nel nostro sangue (glicazione, danni, infiammazione) e non avendo richieste dalla periferia se ne andranno placidamente in scorte. E dove se ne andranno? Sul dodicesimo anello addominale. Sì! È lì che il signor cortisolo indirizza i depositi di grasso, sull’addome. Sempre per suoi piani ancestrali, è lì che conviene tenere le scorte quando la situazione si mette male, ma per noi uomini moderni si traduce sostanzialmente nella “panza da stress”.

Già. Non avete fatto caso che ogni persona tende a mettere grasso in punti diversi? A mela a pera, a peperone, e questo è governato dall’assetto ormonale, che è di base dettato dalla genetica, ma anche dallo stile di vita. Uno stile di vita molto stressante, tende a allargare il girovita. Più precisamente aumenta il grasso viscerale, che è quello nei visceri appunto, quello che non si pizzica, un grasso pro infiammatorio, e molto pericoloso.

Allora siamo rimasti al nostro omino in ufficio, frustratissimo e con dei rimbalzi di glicemia dovuti allo stress.

Tornando a casa, magari col solito traffico, (stress, cortisolo, adrenalina, iperglicemia, ipoglicemia, tredicesimo anello addominale), arrivo sotto casa ecco il solito vicino rumoroso (stress cortisolo…. quattordicesimo anello addominale).

Ecco tutti gli stress della giornata mi lasciano con una potente ipoglicemia, perché ormai gli zuccheri di scorta ce li siamo giocati tutti, scatta la fase B, aumento della fame, promozione della formazione di scorte: ingrasso con più facilità. Ed ecco il nostro omino che mentre racconta alla moglie, che avrà avuto anche lei i suoi stress, della giornata infernale, senza accorgersene ha già svuotato un pacchetto di wafer e due cioccolatini. “Che c’è per cena? Stasera ho proprio bisogno di qualcosa di buono”.

L’unica differenza tra i due stress, del signore paleolitico e del signor giacca e cravatta, è che il signor paleolitico aveva questi batticuori ogni tanto, il nostro amico in ufficio ne ha continuamente. Questo genera “stress cronico” che genera danni piuttosto importanti, fino all’esaurimento delle nostre capacità di reagire. La malattia.

Metteteci poi che l’uomo è l’unico animale che si fa venire l’ulcera con l’ansia del futuro, lo stress cronico è servito.

Conoscere i meccanismi che accadono dentro di noi non impedisce che accadano. Possiamo però osservarli meno passivamente, e magari gestirli.


 
 
 

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