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Un nuovo me

  • Immagine del redattore: Manuela Navacci
    Manuela Navacci
  • 4 lug 2018
  • Tempo di lettura: 4 min

"Sport sì? sport no?, quanto, quando, quante volte a settimana, quanto deve durare, con quale intensità.? "

Su questo argomento la mia è per larga parte l'opinione di una ex pigra, convertita sulla via di Damasco alle gioie dello sport, che ha poi trovato valanghe di conferme nei propri studi, di quello che ha sperimentato sulla propria pelle. E non c'è dubbio, sport si, sempre, sempre sempre. Ma sport quale, quanto? Esperienza empirica e studi mi portano a dire che lo sport migliore per ciascuno è quello che ti fa finire l'allenamto con le guance rosse e un sorriso da un'orecchio all'altro, anche se ti rimane la forza di fare solo quello. Inutile pensare ad un allenamento super tecnico, a meno che non siamo agonisti a cui occorre una pianificazione meticolosa, super funzionale, se poi questo ci annoia, lo detestiamo, ci costa una fatica emotiva cosi grande da rendere poco probabile la costanza nel tempo. Lo sport, il "nostro" sport deve diventare una necessità, tipo cane di Pavlov, le scarpe da ginnastica, da corsa, devono evocarci il senso di benessere che proviamo dopo l'allenamento, e trascinarci per le orecchie nella nostra ora di benessere anche quando tutto il resto del nostro pigro cervello dice: "no devo stirarefarelaspesaèfreddopioveimarzianiiii!!!!" . Pensiamo al dopo,sempre al dopo, al sicuro regalo di benessere del dopo. Un'ora passata a contrarre i muscoli in modo assolutamente scientifico, ma noioso a morte, nel momento della giornata piu funzionale agli ormoni, ma tremendamente scomodo per la nostra routine, avrà vita breve, per la maggior parte di noi. E non pensare di fare spost per "bruciare", perchè è assolutamente riduttivo, lo sport, l'attività fisica, il lavoro del corpo è tanto tanto tanto di piu. Di contro, trovare il nostro sport, nell'ora in cui la grinta sarà maggiore, con la nostra musica nelle orecchie è la chiave di volta per un nuovo percorso. E con che intensità? Ecco qui arriva il bello. Non c'è ovviamente una regola, ma una cosa è sicuro, l'intensità deve essere crescente. Sia durante l'allenamento, si inizia col riscaldamento, si intensifica e poi si defatica, sia nel tempo. Quello che è il nostro allenamento oggi, non puo esserlo tra due mesi, soprattutto se siamo all'inizio, il corpo si adatta, si modula e modella a seconda dello stress che gli imponiamo, e dopo due mesi quell'allenamento possiamo considerarlo puro riscaldamento, siamo pronti a ben altro; e, importantissimo, durante il nostro allenamento, ognuno con la propria intensità, dobbiamo faticare. Anzi FATICARE, o meglio F A T I C A R E . F di fatica, A di accidenti che fatica , T temo di non farcela... I di iii voglio morire. L'allenamento sulla ciclette leggendo il cellulare, è fisioterapia per riabilitazione dell'anca, tapis reggendosi alla barra, è un buon esercizio per incordarsi le spalle, finire l'allenamento in felpa, è aver mosso l'aria. E mi può andar bene per una persona con patologie, o al primo allenamento, ma dopo,una volta presa confidenza con l'attrezzo, ma soprattutto con i propri limiti, con la sensazione nuova della fatica, della mancanza di ossigeno, che può essere inizialmente percepita come sgradevole o addirittura un pericolo e portarci a smettere, una volta compresa, conosciuta, questa bestia della fatica, ve lo dice una pigra, è un dolce preludio per la scarica di endorfine che "OOOOOOh che ficaaaaata!!"(scusate il francesismo , le endorfine parlano così, so rozze, primordiali) e a quel punto no smeteresti mai (ma le gambe molli ti riportano alla realtà, meschine) Questi nostri limiti vanno dolcemente, ma anche non dolcemente, oltrepassati, perchè allenarsi in modo blando è noioso! Noioso, oltre a non portare vantaggio cardiovascolare, non genera quei bellissimi adattamenti del corpo, quella rigenerazione nel corpo e nella mente, quella scarica di adrenalina che ci occorre per generare quel Nirvana che poi ci porterà a ripetere questa splendida tortura che è lo sport. E oltrepassare i nostri limiti fisici, ci insegna a oltrepassare anche quelli della vita, il cervello impara che un segnale di stop non sempre significa fermati, e torna indietro, ma spesso aspetta e riparti. Al nostro cervello spesso, non servono chiacchiere, ma esempi, se ha capito che difronte ad uno stress siamo ripartiti, questo insegnamento lo applicherà sempre, alla faccia delle nostre paturnie. L'attività fisica blanda, soprattutto se fatta in solitaria, è secondo gli studi piu recenti, di ben poco impatto per la salute, anche in età avanzata. E' sicuramente una attività sana, piacevole, da fare in ogni momento, ma possibilmente in aggiunta ad uno stimolo piu intenso, quando intenso va modulato soggetto per soggetto. Quanto intenso? se continuate a chiacchierare col vicino e avete ancora la felpa su, piu intenso di cosi, molto di piu. Quante volte a settimana? Sempre potendo, piu spesso possibile eventualmente. Le modificazioni che avvengono nel nostro corpo, tendono a quella che si chiama omeostasi, ossia a riportare il corpo nella condizione prima dello stress. Se facciamo passare troppo tempo, tutto quello che abbiamo modificato, tornerà ai livelli iniziali, endorfine, muscoli, grasso,. cervello (naaaa forse non ce la posso fare, mi sono sbagliato). Un'ora di allenamento sostenuto, fa alzare il metabolismo per le successive 36 ore, per tornare ai livelli di partenza dopo 48. Mezz'ora di attività ha un effetto piu o meno dimezzato. Quindi pensare di fare attività fisica blanda due volte a settimana, è una buona idea, ancora meglio se è solo una partenza verso qualcosa di piu costante, perchè, la pigrizia, soprattutto se fa parte della vostra storia, va combattuta con la costanza, con la gioia quotidiana del piacere di muoversi, con la pillola magica dello sport fatto bene. Lo sport fatto bene, costante, alla lunga, porterà delle modificazioni psico fisiche nel vostro corpo e nella vostra mente, da cui, alleluja, non potrete piu salvarvi. Datevi un mese di tempo, non mollate, e vedrete la meraviglia di in nuovo voi..


 
 
 

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